I due volti di Israele
Israele e’ un Paese di contrasti. Quello che forse racchiude piu’ di altri l’essenza della nazione e’ il brusco cambio di clima che avviene tra lo “Yom ha Tzikaron”, il giorno della memoria dei caduti e lo “Yom Atzmaut”, il giorno dell’indipendenza, che segue il primo senza soluzione di continuita’. Spero che le foto che ho scattato negli ultimi due giorni possano fornirvi un’idea.
Lunedi’, Monte Hertzel, il cimitero militare di Gerusalemme, straripava di lacrime. Il dolore di madri e padri, di fratelli ed amici. Sulle lapidi delle tombe, incisa l’eta’ dei soldati morti in guerra: 18, 19, 20 anni. La storia piu’ toccante e’ quella di una madre che avendo perso, recentemente, il secondo figlio, si domandava davanti a quale tomba dovera raccogliersi.
Al tramonto, in ossequio al calendario ebraico che segue i ritmi del sole, Israele ha cambiato volto, si e’ asciugato le lacrime e si e’ riversato in piazza, per festeggiare gioiosamente il 62esimo anno di vita. Per tutta la giornata di oggi, i parchi sono stati presi d’assalto per l’immancabile barbecue. Tanti bambini, tanti come da noi non se ne vedono dagli anni Sessanta. Una quantita’ pantagruelica di cibo. E ad ogni scatto, l’invito ad azzannare uno spiedino.
Il ribaltamento dell’uomore del Paese tra le due ricorrenze e’ simbolico. Israele ha dovuto affrontare guerre, conflitti e terrorismo nel corso della sua breve storia. La nazione esiste grazie ai suoi caduti. Gioa e dolore sono due fatte della stessa medaglia.
Comments (10)
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Monique
Hai toccato un aspetto fondamentale della realta' di Israele. E' la prova che dolore e magia possono convivere!
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alessandra
Grazie Claudio, per la sensibilità e la dolcezza del tuo pezzo. Ieri ho mandato una mail di protesta al gr1 per l'ignobile lavoro del tuo collega Landi. per lui il 62° era solo l'occasione per ricordare l'arroganza d'Israele che vuole costruire le case a Gerusalemme!! Carissimi saluti Alessandra
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Marcello
Sono d'accordo con Claudio sulla continuità tra dolore e felicità. Sono d'accordo sempre con Claudio sul dolore come precondizione della VERA felicità. Sono meno d'accordo (Alessandra) sul fatto che Israele non tenga conto delle esigenze dei Palestinesi. Costruire altri insediamenti non lenisce il dolore di Israele né potrà mai alimentarne la felicità. Del resto lo stesso Abraham Yeoshua non condivide gli insediamenti selvaggi di Israele.
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Daniel
Se non ricordo male da qualche lettura storica, esisteva l'opportunità di una guida politica pacifica per i Palestinesi; era la famiglia Nashashibi se non sbaglio. Prima che venisse sopraffatta dalla famiglia Al Husayni. Chissà dove si possono trovare informazioni su questa famiglia e se esiste ancora. Una sola considerazione sugli insediamenti: credo servano solo per mantenere l'appoggio degli alleati più estremi in un meccanismo di governo democratico. Ma una volta che si decide per uno Stato Palestinese possono essere tolti in una estate. Vedi Gaza. Chi pensa che Israele tenti una vera colonizzazione sottovaluta la capacità edile degli israeliani. In 40 anni avrebbero potuto costruire fino all'India. Cordiali Saluti D
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Gianni
La vita mortale e la morte vitale, quest'ultimo appare come l' ossimoro rovesciato del precedente. Si intravede l'essenza di tutte le contraddizioni e di tutte le verità che sono dietro questa terra dove non a caso ancora oggi, convivono idee e uomini tra loro distanti millenni. Complimenti Claudio!
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Daniel
Grazie. E' la caratteristica di un paese che da un lato deve lottare ancora oggi per la propria esistenza e dall'altro deve tentare di avere una "vita normale". Saluti, D