Stati UnitiCaucus in Iowa, gli sfidanti di Donald Trump ai blocchi di partenza

Caucus in Iowa, gli sfidanti di Donald Trump ai blocchi di partenza

LA CORSA COMINCIA. Nel piccolo Stato agricolo dell’Iowa, come da tradizione, il via alla corsa per decidere chi sarà lo sfidante di Trump alle presidenziali di novembre. Reportage per scoprire da vicino chi sono i candidati che si fronteggiano in queste primarie del partito democratico, i temi che accendono il dibattito e le attese degli elettori, agricoltori spesso alle prese con difficoltà economiche e preoccupati dal cambiamento climatico

LINK ALLA PUNTATA DI tv7 DEL 31 GENNAIO 2020

TESTO

Des Moines, capitale dell’Iowa.  In questo stato del Mid West, d’inverno, la colonnina di mercurio non sale mai sopra lo zero. Già di buon mattino, a dispetto del freddo pungente, i  volontari dei diversi candidati  sono all’opera:  preparano  i banchi con i gadget, allestiscono il palco, regolano l’afflusso dei  partecipanti. Comincia da qui, la corsa democratica alla Casa Bianca.  Otto i candidati ai blocchi di partenza, quattro i favoriti, ad una spanna l’uno dall’altro.

Catie Wiltanger, Comitato Democratici della Brake University, Des Moines (Iowa)

Negli ultimi sondaggi, Barnie Sanders è in testa. Seguono Elizabeth Warren, Joe Biden e Pete Buttigeg a poca  distanza. E gli indecisi sono ancor atanti. Ognuno di loro potrebbe vincere.

L’Iowa, come da tradizione, sarà  il primo stato a pronunciarsi.  Il 3 febbraio,  in serata, gli elettori parteciperanno ad assemblee pubbliche e dopo un dibattito si raggrupperanno nel settore del candidato prescelto.  E’ il sistema del Caucus, in vigore in un  quarto degli Stati,  diverso  dalle primarie, vere e proprie elezioni, che si tengono in  tutti gli altri.

Catie Wiltanger, Comitato Democratici della Brake University, Des Moines (Iowa)

Circa la metà dei  partecipanti arriva  senza aver deciso per chi votare.  E’ la magia dei Caucus, discutendo si cerca di convincerli  a fare una scelta piuttosto che un’altra

I candidati democratici  si presentano all’appuntamento profondamente divisi lungo linee ideologiche, liberali contro moderati. Sarà  arduo per chi otterrà a luglio la nomination di unificare  il partito quando dovrà affrontare nel duello decisivo Donald Trump.

Bernie Sanders

Lo status quo non funziona. Abbiamo bisogno di un governo che crede nella giustizia, non nell’avidità

Bernie Sanders, 78 anni, nell’Iowa è  il gran favorito. Il senatore dei Vermont, alla seconda corsa presidenziale, si definisce  un  socialdemocratico e se eletto promette di mettere riforme radicali.

Mike Carberry 

I democratici devono stare dalla parte dei lavoratori, non di Wall Street. E questa è esattamente la battaglia  che fa Berie Sanders da 40 anni. I giovani lo sostengo perché lo sentono vicino ai loro bisogni  a dispetto della differenza d’età.

Elizabeth Warren 

E’ giunto il momento di imporre una patrimoniale in America

L’ascesa di Bernie è avvenuta a scapito di Elizabeth Warren, 70 anni, l’altra candidata che spaventa Wall Street. La senatrice del Massachusetts  promette di tassare i miliardari e di combattere la corruzione a Washington.

Ancora più frammentato il campo moderato.  Il meglio piazzato è Joe Biden, 77 anni. L’ ex vice del Presidente  Barak Obama.   si propone come l’uomo che può ridare all’America il posto che merita nel mondo dopo che l’ondivago Trump ha scosso dalle fondamenta gli equilibri planetari.

(sound bite non tradotto  di Joe Biden)

(sound bite non tradotto  happy birthday)

Il fattore età un punto di forza Pete Buttigeg, che a 38 anni ha la metà degli anni dei suoi più diretti sfidanti.  E’ la  vera  rivelazione di queste primarie.  Un ex sindaco con  che mostra di avere la stoffa per diventare un del leader nazionale. E ha combattuto in Afghanistan. Paghe più alte e maggiore equità nella distribuzione della ricchezza, le sue parole d’ordine.

Giselle Donnelly

Elizabeth Warren sta dalla parte dei diritti delle donne. E ha piani per ogni problema. Ma mi piace anche Pete Buttigeg. E’ diverso da tutti gli altri.  E’ un veterano. Potrebbe davvero  battere Trump.

L’Iowa è un piccolo Stato di tre milioni di persone. La composizione sociale ed etnica non rappresentativa dell’America.  La sua importanza per la corsa alla Casa Bianca è nell’essere la prima arena.  Può avere un effetto volano. Spesso chi ha vinto qui ha ottenuto a luglio la nomination.

Per questo i candidati per mesi hanno battuto le strade innevate dello Stato in lungo e in largo. Hanno partecipato a centinaia di incontri. Si sono sottoposti  alla tortura dei selfy, che la Warren definisce ironicamente la moderna espressione della democrazia.

Non è infrequente vedere le stesse persone  a incontri con diversi candidati. I più sono ancora indecisi. Si respira genuina passione per la politica in queste sale. In un’America divisa come non mai, il popolo democratico è alla ricerca del candidato meglio piazzato per battere Trump.

John Affley

Il clima è un argomento centrale. Trump ha consentito che  in alcuni parchi nazionali si estraesse petrolio e gas. Non avrebbe dovuto farlo. Bisogna preservare le riserve naturali. Dopo averle sfruttate non sono più come prima.

La domanda più ricorrente riguarda i piani per contrastare i cambiamenti climatici. Un tema che non è caro solo alla Greta Generation, i giovani mobilitati da Greta Thunberg, ma anche a  chi ha i capelli bianchi.

Leonard Tinker

In questa parte dell’Iowa, solo da un paio di settimane siamo usciti dall’emergenza causata delle inondazioni di questa estate. La  colpa è del surriscaldamento del pianeta. Prima o poi, dovremo  liberarci dal combustibile fossile. Fermo restando che io posseggo un pick-up a diesel. E spero di poter continuare a poterlo acquistare.

Aaron Lehmen, Presidente Unione Agricoltori dello Iowa 

Il suolo dell’Iowa – d’inverno ricoperto di neve ghiacciata –  è tra le più fertili degli Stati. Il 90 per cento della superficie è usata per scopi agricoli. Lo Stato è uno dei grandi w produttori mondiali di semi di soia  e di mais

Da qualche anno le  piogge non si distribuiscono più in certo lasso di tempo, ma arrivano tutte assieme  e ciò provoca danni ai terreni e rende più difficile la semina  in primavere e il raccolto  in autunno. I costi aumentano e  i profitti si riducono.

L’Iowa– come altri del Mid West è uno di quelli che cambiano spesso bandiera. Ha scelto George Bush nel 2004, Barak Obama nel 2008 e 2012. E  Donald Trump nel 2016. Lo smantellamento della politica verde del suo predecessore,  è stata una delle promesse elettorali che hanno consentito all’attuale inquilino della Casa Bianca   di  sedurre  l’America agricola.

Aaron Lehmen, Presidente Unione Agricoltori dello Iowa 

I negazionisti   hanno fatto un gran lavoro per convincere   gli agricoltori che ogni volta che la frase “cambiamenti climatici” si traduce per loro in maggiori tasse e regole più strette. La verità è che, come sostengono tutti gli scienziati, per  contrastare efficacemente  i cambiamenti  climatici. Gli agricoltori devono essere arruolati in  questa  battaglia e venire ricompensati per gli  sforzi  che fanno in questo campo.

Donald Trump è ancora forte delle zone rurali del Mid West, sua tradizionale base elettorale, il cui voto è decisivo per la riconferma.  Ha attenuato gli effetti negativi della guerra commerciale con la Cina con lauti sussidi. E ha da poco siglato un accordo col quale Pechino si impegna a comprare più prodotti agricoli dagli Stati Uniti.

Aaron, che non nasconde la sue simpatie democratiche – alla parete la foto di quando Obama da presidente venne a Des Moins per incontrare gli agricoltori –  è convinto che il vento possa cambiare.

Aaron Lehmen, Presidente Unione Agricoltori dello Iowa 

In questa campagna elettorale, i candidati democratici hanno parlato con gli agricoltori, hanno elaborato politiche sul business agricolo e sui cambiamenti climatici. Sono passi incoraggianti. Hanno fatto un lavoro migliore che in passato per mettersi in sintonia con il cuore rurale dell’Iowa.

Claudio Pagliara, giornalista e autore, racconto gli Stati Uniti al pubblico della RAII. Ho scritto “La tempesta perfetta. USA e Cina sull’orlo della terza guerra mondiale”, Edizioni Piemme

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