Finestra sull’Oriente: bere il tè a Kashgar
Il mio buongiorno in una foto al giorno: bere il tè a Kashgar
Il mio viaggio lungo l’antica Via della seta mi porta oggi a Kashgar, nell’angolo nord-ovest della Cina, alla stessa distanza, 4.000 chilometri, da Pechino e Roma.
E’questo anche luogo di altissima tensione tra la ministanza uiguri, di origini turche e religione musulmana, e le autorità cinesi.
Kashgar, durante questo mese di ramadan appare in stato d’assedio,
i check point della polizia, uno ogni poche decine di metri, fanno ululare le sirene notte e giorno.
Le troupe televisive, come quella della Rai, sono seguite 24 ore al giorno da poliziotti in borghese, che sorvegliano anche le stanze dell’hotel. Ci e’ stato detto che è tassativamente vietato inquadrare le moschee, anche quella simboli della città di I’d Kah, e di intervistare la gente del posto.
Lo Xinjiang, di cui Kashgar e’ parte, e’ stato scosso negli ultimi anni da sanguinosi attentati terriristici. Il governo centrale ha reagito col pugno di ferro, sollevando critiche da parte delle organizzazione per la difesa dei diritti umani.
Un’oasi di pace, Ostangboyi Tea House, uno dei pochi posti risparmiatibdalle ruspe della modernizzazione, dove il tè si serve ancora seguendo una tradizione millenaria .
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