Giochi del disgelo – Tv7
Corea
L’appuntamento con la storia è in questo Palazzo del Ghiaccio, una delle strutture dove si volgono le gare delle olimpiadi di Pyeongchang. Davanti ai cancelli, si distribuiscono le bandiere dell’unica nazione che non esiste nelle mappe, solo nei sogni di due popoli, quella della Corea riunificata.
(tifoso sudcoreano)
Su questa bandiera c’è la silhouette della penisola coreana, il nostro territorio. Questa invece è la bandiera nazionale della Corea del sud, questo è il giorno e questa è la notte, Yin e Yang. Il popolo coreano è uno solo.
Oggi, 14 febbraio, San Valentino, scende in campo contro il Giappone la nazionale coreana di Hockey: 23 atlete del Sud, 12 del Nord. E’ la prima volta che i due Paesi, formalmente in stato di guerra, partecipano alle olimpiadi con un team congiunto. I riflettori però più che sul terreno di gioco, sono puntati sulle tribune. A fare il tifo per la squadra di casa si distinguono le majorette inviate da Kim Jong-un al di là del 38 esimo parallelo. Sono il volto seducente del regime di ferro. Cantano “la Corea è una sola”, ballano danze tradizionali, danno vita ad “ola” che si propagano a tutto lo stadio.
(Tifoso sudcoreano)
Fanno il tifo davvero bene. Sono fantastiche
La partita termina con un 4 a 1 a sfavore della Corea. Le due precedenti del girone eliminatorio erano andate anche peggio, perse entrambe per 8 a zero. L’avventura olimpica del team riunificato si chiude qui. La coach aveva avvertito che si trattava di una missione difficile. La partecipazione della Corea del nord decisa solo tre settimane prima dell’inizio dei giochi. Arduo creare uno spirito di squadra in così poco tempo. Resta il valore simbolico del gesto: un membro del Comitato Olimpico Internazionale propone la candidatura del team congiunto al Nobel per la pace.
Il concetto di fratellanza che le olimpiadi incarnano si moltiplica all’infinito, come in un gioco di specchi, a Pyongchang, a 50 chilometri dalla linea che divide in due una nazione, retaggio anacronistico della guerra fredda. Apre la cerimonia inaugurale dei giochi invernali, la tigre bianca – che ne è anche la mascotte: animale guardiano e protettore, nella cultura popolare di ambo i lati del confine. Il messaggio unitario rafforzato dagli atleti delle due Coree che sfilano dietro la stessa bandiera e dalle note di Arirang, un motivo popolare coreano, divenuto una sorta di inno nazionale condiviso.
Nella cornice di ghiaccio e fuoco dei giochi invernali, il presidente sudcoreano Moon Jae-in stringe la mano all’inviata speciale di Kim Jong-un, la sorella Yo-jong. Non era mai accaduto che un membro della dinastia che da tre generazioni regna in Corea del Nord mettesse piede al di là del confine. Alla Blu House, la residenza di Moon, il presidente onorario nordcoreano verga sul libro degli ospiti un messaggio che auspica la riconciliazione tra i due Paesi. La sorella di Kim invita il presidente sudcoreano ad un vertice a Pyongyang. Moon dice che sarà lieto di andare quando ci sarà l’atmosfera giusta. Insiste sulla necessità di coinvolgere nel dialogo gli Stati Uniti.
Non tutti sono contenti in Corea del sud. Davanti al Teatro di Seul dove si esibiscono artisti nordcoreani, inscenata una robusta manifestazione di implacabili oppositori al dialogo. Questo artista di strada modella il volto di Otto Warmbier, lo studente americano arrestato per una ragazzata a Pyongyang e restituito ai genitori due anni dopo quando era già in coma irreversibile.
(Artista di strada)
La Corea del nord non ha mai chiesto scusa per la morte del ragazzo. E’ ridicolo che ora il regime parli di pace olimpica. E’ una bugia. La morte di questo ragazzo è la dimostrazione che in Corea del Nord i diritti umani sono violati. Non possiamo ignorarlo
A Pyeongchang, il vice presidente americano Pence, non ha nascosto il suo scetticismo. ll disgelo olimpico ha costretto però anche l’amministrazione americana a cambiare tattica. Washington ora è pronta a parlare con Pyongyang, a patto che la pressione sul regime resti massima.
Marco della Seta, Ambasciatore d’Italia in Corea del Sud e in Corea del Nord
C’ è uno scenario positivo: che questi contatti portino un clima favorevole per creare nuovi contatti auspicalmente con gli Stati Uniti, per considerare quello che è il nodo della questione, che è la questione nucleare, la denuclearizzazione della penisola.
I più diffidenti sono i fuggiaschi che spesso dopo viaggi perigliosi sono arrivati dall’altra parte della cortina. L’ultimo in ordine di tempo è il soldato Oh Chong-song. A novembre ha attraversato il 38 esimo parallelo, sotto il fuoco dei suoi commilitoni. Se l’è cavata nonostante sia stato raggiunto da cinque pallottole.
Seo Yae-Pyoung, seg. gen. Associazione disertori Corea del Nord
In passato, i nordcoreani fuggivano per ragioni economiche. Ora per la sete di libertà. Il soldato che ha disertato a novembre, ad esempio, guardava in continuazione film sudcoreani. Questo l’ha spinto a compiere un gesto disperato.
Il confine tra le due Coree si chiama zona demilitarizzata. Mai la diplomazia ha inventato un nome tanto ipocrita. Questo in realtà è il confine più militarizzato del pianeta: due milioni di mine e migliaia di missili sul lato Nord puntati su Seul e i suoi 25 milioni di abitanti.
Anche ora che c’è la pace olimpica, i due Paesi si fanno la guerra. A colpi di decibel.
Lodi al leader dal lato nord, 24 ore al giorno.
Daniel McShane, ufficiale Forze di protezione dell’Onu
Anche la Corea del sud non è da meno, ma con tutt’altra musica.:K- pop.
Panmunjeom è il villaggio dove nel 1953, al termine della sanguinosa guerra di Corea, è stata firmata la tregua, non la pace. Il tavolo è poso esattamente sul confine. Questi sono soldati sudcoreani; dietro le finestre dell’edificio, ci sono quelli nordcoreani. Qui gli eserciti di due Paesi nemici si guardano letteralmente negli occhi, in una guerra che non è mai finita.
Link:
RaPlay tv7 del 16/02/2018
Tg1 Tv7 16/02/2018
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