Gli amici di Vik un anno dopo: non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire
Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio di Vittorio Arrigoni. La rete – e non solo – e’ inondata di ritratti agiografici del “coraggioso eroe della causa popolo palestinese di Gaza”, “dell’indomabile fustigatore di Israele”. Quasi fosse un dettaglio insignificante, si accenna di sfuggita, e non sempre, che ad assassinare Vik sono stati salafiti, ovvero integralisti islamici, palestinesi come quelli che era andato a difendere. Traspare un certo fastidio nel dover parlare di questo neo ad una storia altrimenti perfetta. La causa di beatificazione aveva bisogno di un miracolo, che non c’e’ stato: una pallottola sionista.
Mai come in questo caso vale l’adagio “non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire”. Il barbaro modo con cui i salafiti hanno ucciso Vik – rapito, picchiato a sangue, videoripreso e strangolato con il fil di ferro nell’arco di poche ore – avrebbe dovuto istillare il dubbio a quanti ritengono che sia Israele il male assoluto. Così come la lentezza della giustizia a Gaza. Il processo ai 4 imputati – tutti rei confessi -, e’ una farsa. Sta annegando nella palude di una corte militare islamica che non mostra alcun desiderio di far luce su una vicenda scomoda. Del resto perche’ stupirsi? I giudici, hanno le stesse barbe lunghe degli assassini e due degli imputati erano sul libro paga di Hamas.
Vittorio Arrigoni, combattente di una battaglia sbagliata, non poteva immaginare che Hamas, la cui bandiera aveva impugnato, si sarebbe mostrata tanto irriconoscente. I suoi compagni di viaggio lo stanno toccando con mano. Il fatto che non lo denuncino mostra solo la forza del loro pregiudizio.