Siria, le voci dal confine
Ho visto una interminabile fila di vestitini stesi sui fili, e tanti bambini giocare dietro le recizioni di plastica blu, che le autorità turche hanno issato per proteggere la privacy dei profughi siriani che sono sfuggiti alla macchina repressiva del regime di Bashar Assad. Da ieri, mi muvo lungo il confine tra la Turchia e la Siria. Diecimala siriani hanno trovato riparo in Turchia, altrettanti sono accampati lungo il confine, ma in territorio siriano. Non è facile raccogliere le loro testimonianze. Le autorità turche proibiscono ogni contatto esterno.
Giocando al gatto e topo con la polizia turca, però, ci sono riuscito. Tre bellissime bambine hanno fatto capolino da dietro la fascia blu. E’ stata una gioia vederle. Mi hanno detto che hanno parenti ancora in Siria. Non volevano parlare con i giornalisti. Dietro il volto disteso, c’è la paura inculcata da uno dei regimi arabi più repressivi. La polizia torca è arrivata quasi subito, mettendo fine alla conversazione. Ma non mi sono dato per vinto. Ho attraversato un torrente, e mi sono avvicinato al campo da dietro. Ho sentito voci da dietro la fascia di plastica. L’ho abbassata. Alcuni giovani erano a pochi metri, sdraiati sull’erba, all’ombra di un albero. Uno di essi, Ahmed, venti anni, ha accettato di buon grado di parlare. Proviene da Jis el Shoughoul, la città teatro la scorsa settimana di una campagna da parte delle truppe di Bashar Assad, dopo essere sfuggita brevemente al controllo centrale. Mi ha descritto la brutalità delle forze di sicurezza, che non esitano a sparare su manifestazioni pacifiche. Lui ha perso un fratello e un cugino. Mi ha detto anche che alcuni agenti hanno stuprato donne sul ponte della città. Mi ha confermato che la settimana scorsa c’è stato un episodio di insubordinazione, alcuni ufficiali hanno disobbedito agli ordini di sparare sulla popolazione, un conflitto a fuoco è scoppiato tra . militari lealisti e disertori.
Racconti analoghi deve averli raccolti anche Angelina Jolie, che oggi ha speso due ore e mezzo tra i profughi siriani. Le televisioni di tutto il mondo sono accorse per la star di Hollywood, che da anni è ambasciatrice di buona volontà dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu. L’abbiamo potuta intravvedere, ma da lontano. Anche in questo caso, le autorità turche non hanno consentito l’accesso della stampa al campo. La Jolie ha contribuito ad accendere i riflettori sulla tragedia in atto in Siria. C’è da sperare che smuova anche le coscienze a Palazzo di Vetro. Tre mesi di brutale repressione, 1.400 morti, oltre dieci mila persone arrestate non hanno prodotto neppure una risoluzione di generica condanna da parte del Consiglio di Sicurezza. La minaccia di veto da parte di Russia e Cina è riuscita finora a fermare l’iniziativa europea. Vergogna!
Comments (4)
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Carmine
E' un bellissimo ed interessantissimo racconto, dottor Pagliara. Mi permetta una domanda, che spero non ritenga offensiva, perchè ha il solo scopo di cercare di capire: è per scelta personale o per direttiva del suo datore di lavoro, che nei telegiornali le Sue cronache tendono ad essere più descrittive e meno inclini ai commenti ed ai giudizi (che peraltro altri suoi colleghi, riconducibili a precisa area politica, non ci risparmiano mai)? Ringrazio.
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Carmine
La ringrazio della risposta, e le assicuro che noi lettori/spettatori apprezziamo moltissimo lo stile dei suoi servizi. I miei migliori saluti.
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Mara Marantonio
Coraggioso, vissuto dal di dentro, espresso con immagini vive e linguaggio partecipato. Bravissimo, come al solito. Grazie, Claudio, per aver posto all'attenzione dei lettori questo immenso dramma, che rischia di essere , se non ignorato, almeno sottovalutato.